Ibm e Ferrari insieme per sviluppare l’intelligenza artificiale ibrida e la competitività delle imprese
MARANELLO- E’ noto come Enzo Ferrari non partecipasse spesso alle celebrazioni, e a volte, come fa Mario Draghi, abbandonasse i convegni alla chetichella. Al contrario adorava la tecnologia. Lo ha ricordato Michele Pignatti Morano direttore dei Musei Ferrari di Maranello e Modena aprendo l’ “Ibm Ai Experience on Tour”.
«Il nostro fondatore non amava molto i musei, preferiva che le sue vetture esprimessero il loro dinamismo e bellezza nei circuiti e lungo le strade del mondo. Quello dove ci troviamo oggi fu costruito dal Comune di Maranello ed ebbe veste ufficiale solo dopo il 1988. A distanza di quasi 80 anni dalla sua fondazione, oggi per Ferrari i musei sono parte integrante della nostra identità, e qui troviamo la linfa per i progetti future, come quello di oggi con Ibm». Fondata a New York nel 1911 con il nome di Computing-Tabulating- Recording, poi ribattezzata nel 1924 International Business Machines è una tra le principali società informatiche del mondo con 270.000 dipendenti e un fatturato di oltre 64 miliardi di dollari. Quando si parla di tecnologia, è molto importante stare attenti a ciò che hanno da raccontarci i colossi americani, che a partire dall’invenzione delle famose schede perforate a 80 colonne hanno trasformato nel profondo le nostre vite. Così per partecipare all’edizione emiliana del tour tecnologico sono arrivati al Museo Ferrari di Maranello It manager da tutta Italia e molta stampa. L’evento faceva parte integrante del piano di sponsorizzazione quinquennale che lega la “Big Blue” alla Scuderia Ferrari F1 e ha lo scopo di esplorare le ultime funzionalità e le potenzialità dell’intelligenza artificiale, anche di tipo generativo e agentico (capace di agire in modo autonomo di fronte a stimoli e obiettivi ndr) a supporto della produttività e dell’efficienza di aziende pubbliche e private. E mentre noi qui a Roma ci stiamo preoccupando della possibilità che un bel giorno, arrivati in ditta, troveremo un bel robot seduto al nostro posto alla scrivania, a New York si guarda molto più lontano.
Se l’intelligenza artificiale è un fatto già acquisito per i processi produttivi, almeno in America, quello che interessa ora è creare una intelligenza ibrida, in grado di mixare la ipertecnologia con la sensibilità, anche psicologica, dell’essere umano. Perché a causa di denatalità e differente scala di valori verso il lavoro e la carriera, da parte delle ultime generazioni, potremmo trovarci presto senza forza lavoro per la manifattura e a dover consegnare le auto e le moto della MotorValley ai musei.
E’ molto chiara anche la strategia di Ibm. «Ferrari è simbolo di engagement e passione, per questo la abbiamo scelta” hanno spiegato Stefania Asti, Data & AI Sales Director e Cristina Ingrassia, Lifescience Industry leader di Ibm Italia, che hanno guidato il talk show. “Noi stiamo sviluppando una tipo di intelligenza artificiale che definiamo ‘democratica’, perché è open source condivisa, rivolta non solo alla grande industria ma pensata soprattutto per le PMI, attenta a trasparenza, etica e responsabilità, nel rispetto dell’AI Act appena varato dalla Unione Europea».
La politica guarda con attenzione al digitale, come ha spiegato Maria Costi, consigliera Regionale, delegata dal presidente de Pascale: «Questo territorio ha sempre mantenuto nel suo ecosistema la massima tensione verso l’innovazione accanto al tema solidaristico e sociale, per questo anche io credo che l’intelligenza artificiale ibrida sia la strada da percorrere – ha dichiarato-». Gli incontri sulla tecnologia ai Musei Ferrari continueranno il 9 di ottobre 2025 con un appuntamento in programma a Modena, dove sarà presentato il progetto Nicim “dal cervello digitale alla fabbrica relazionale” sviluppato da Neos, Skybackbone Engenio e Enterprime, 3 aziende tecnologiche italiane leader che hanno fuso le loro competenze.

