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L’arte della velocità: Alfonso Borghi interpreta i 50 anni della Dallara

VARANO DE MELEGARI- Come raccontare il dinamismo della velocità attraverso le opere d’arte? Nel novecento toccò a Fortunato Depero e ai futuristi dipingere la nascente civiltà del motore e dell’aeronautica e l’ardimento delle competizioni. Oggi la sfida è passata ad uno dei più grandi pittori italiani viventi. Alfonso Borghi, classe 1944 da Campegine nella bassa reggiana. E’ considerato l’ultimo interprete dell’informale materico, la corrente pittorica nata alla fine degli anni 40, che in molti conoscono attraverso i lavori di Emilio Vedova. A lui la Dallara Automobili ha affidato il compito di realizzare una collezione di opere d’arte che celebrino i 50 anni del costruttore di macchine da corsa, che in un tempo relativamente breve per simili traguardi, solo mezzo secolo, ha saputo trasformarsi in uno dei laboratori tecnologici più importanti al mondo. «La nostra azienda nacque nel 1972, era quella che oggi si potrebbe definire una start up- ha spiegato il direttore marketing Gian Marco Beltrami durante la presentazione- nasceva dalla intuizione del nostro fondatore, l’ingegner Gian Paolo Dallara, che ci sarebbe stato tanto spazio nel settore delle automobili da corsa. E così è stato. Quest’anno sono 250 le vetture da competizione da noi prodotte che sono scese in pista in 18 diversi Campionati, dalla F1, alle gare di durata più prestigiose e probanti. Abbiamo vinto 22 volte la 500 miglia di Indianapolis e ora abbiamo aperto al settore aerospaziale e stiamo collaborando la Space X di Elon Musk. La Academy che ci ospita oggi è anche sede del Muner, l’Università consortile della Motorvalley, che laurea ogni anno 175 nuovi ingegneri, specialisti del veicolo, che vengono subito assunti da aziende di tutto il mondo».

 

Un universo non semplice da raccontare attraverso le opere d’arte, anche per un fuoriclasse come Alfonso Borghi. «Dopo il mio periodo berlinese come allievo di George Pielmann e di Kokoschka sono stato scoperto dall’onorevole Giuseppe Amadei – ha spiegato Borghi- che era tra i più grandi collezionisti italiani. Amadei ritrovava in me la forza espressiva e coloristica di Antonio Ligabue. Come Ligabue anche io amo le moto e le auto, il loro dinamismo, i loro colori. Questa mostra per celebrare i 50 anni è nata dopo i mei incontri con l’ingegner Dallara. Ci siamo capiti subito, parlando in dialetto, io mi sono spacciato per parmigiano, anche se sono della provincia di Reggio Emilia, ma il mio primo e più importante atelier è stato per tanti anni a Parma».

 

Dalla mostra che sarà visitabile a ingresso libero fino a Natale è stato tratto anche un libro, curato da una delle migliori firme della storia di Autosprint, Daniele Buzzonetti e dalla critica della Gazzetta di Parma Stefania Provinciali per i tipi di Artioli Editore 1899. «Per scrivere di questi 50 anni della Dallara, una Casa che ho seguito per lunghi anni sui campi di gara e che è stata parte della mia vita, ho cambiato il mio punto di vista automobilistico, coinvolgendo l’Ingegner Giampaolo in una intervista totalmente inedita sul suo stile di vita, il suo punto di vista sulle cose, sull’arte, l’evoluzione, la velocità. Spero che piacerà e che i tanti appassionati di queste automobili lo troveranno interessante».

 

Infine è intervenuto il patron, Giampaolo Dallara, per salutare i tanti presenti. «Abbiamo scelto l’arte per festeggiare i nostri 50 anni perché si tratta di un concetto ricco di sfumature – ha detto- sono le prestazioni che incidono sulla valutazione di un’auto da corsa, ma non fa eccezione il lato estetico, soprattutto nell’epoca attuale e in particolare in Formula1».     

 

 

 

 

 


Stefano Bergonzini

Stefano Bergonzini